"Da me - a me"
INSTALLAZIONE palazzo Datini Prato (marzo 2005)
 

L'opera di Petracchi è connotata da un' aura simbolica-esoterica che è propria della soggettività del suo pensiero. Ciò che la contraddistingue è il clima spirituale che questa crea nello spettatore.
Ciò che notiamo è il preciso ed ininterrotto riferimento ad elementi di tipo esoterico: si tratta per altro di un ambito, ancora oggi, in gran parte sconosciuto ai profani, che regola istinti, riti, miti, sentimenti, pensieri e azioni dell'uomo con lo scopo di elevare il livello di coscienza e di consapevolezza dell'essere umano e realizzare se stesso attraverso lo sviluppo globale delle sue potenzialità.
Una riflessione che l'artista porta avanti attraverso la memoria del passato e con un presente inafferrabile, in cui predomina un materialismo brutale che tende a vanificare ogni possibile valore del vivere umano.
In questa visione di segno palesemente spirituale emergono precisi riferimenti alla filosofia ermetica rivisitata nell' opera di Petracchi attraverso un processo di composizione e di scomposizione della materia e con un'attitudine innata verso il particolare e l'universale.
Tale dualismo viene a condensarsi nella sua opera in un preciso rapporto tra il processo creativo e epifanico, tra gli archetipi e la ricerca del vero, che vede infine la volontà dell'artista volta a plasmare gli elementi della materia informe secondo la propria verità soggettiva. Un linguaggio espressivo sperimentato sull'ibridazione di forme, materiali e strutture, come un mezzo per ricostruire la nostra eredità culturale, oggi frammentata e mercificata dall'industria culturale. Partendo dall'estrema libertà che caratterizza l'arte contemporanea e che fa sì che non ci siano confini all'espressione creativa, che può essere associata a diversi livelli di significati e stimoli interpretativi.
Siamo dinanzi quindi ad una complessa ricerca spirituale che affida al corpo umano una posizione centrale e che lo vede come parte integrante dell' ordine cosmico. Per Petracchi il corpo visto nelle sue proprietà essenziali (intellettive e fisiche) diventa luogo di ricomposizione armonica delle opposizioni della contraddittorietà dell' esistenza umana.
Una chiave di lettura auspicabile, per questa interessante installazione, creata apposta per le suggestive stanze di Palazzo Datini, deve essere ricondotta a tale contesto. "Da me a me" l'emblematico lavoro così denominato dall'artista diventa una sorta di viaggio psichico a ritroso che consenta all'artista attraverso il ricorso all' inversione del tempo la riscoperta di archetipi sepolti nella memoria dell 'immaginario individuale e collettivo. Si tratta di un percorso simbolico che vede sculture, pitture installazione, parti di un rituale conoscitivo con cui il fruitore è chiamato a mettersi in gioco.
La porta aperta (segreto o mistero che si di svela?) invita il fruitore a varcarla per accedere a una stanza segreta il cui pavimento è cosparso di scaglie di marmo sulle quali sono adagiati morbidi cuscini che custodiscono frammenti di libri (memoria dell'uomo) da cui emergono lettere, scritti in una molteplicità di lingue.
Sette sorgenti di luce rendono luminosi questi cuscini, facendoli apparire nello spazio come nubi cadute lievemente dal cielo, quasi a volerci ricordare le nostre origini cosmiche o anche la nostra meta definitiva?
La luce quale manifestazione vivente di un ente metafisico o come rivelazione dell'autoconsapevolezza si accompagna al numero sette (sette sono infatti le note musicali e le stelle dell'arsa Maggiore). Si tratta di una vera e propria corrispondenza simbolica dalla precisa connotazione alchemica che si condensa in un richiamo rivolto all' iniziato all' ascolto del suono e dell' energia cosmica pulsante nel proprio corpo e che conduce a stabilire un contatto con il supremo intelletto. Dopo aver attraversato la soglia che conduce al chiostro troviamo sul pavimento dei pantaloni macchiati di sangue, come traccia, segno impresso della memoria di ogni tempo lasciato dall'uomo sulla terra; da identificarsi chiaramente con l'infima parte del corpo umano, ovvero sia quella maggiormente refrattaria ad intraprendere un cammino volto alla conoscenza profonda del proprio essere. Questa parte "bassa" o se vogliamo istintuale viene interpretata come passaggio terreno o materiale del genere umano. Le tracce di sangue, chiaro indice di violenza interiore ed esteriore, simboleggiano una probabile lotta alchemica o forse conducono ad un principio di memoria remota lasciato dall'uomo.
A quel momento originario a cui risale la nascita dell 'uomo dalla materia cosmica e a quello stato di autocoscienza globale della nostra comune origine. Ecco allora lo sguardo condurci, lateralmente al porticato dal cui pavimento a scacchi emerge un busto maschile di colore nero e un'altro femminile di colore bianco, collegati concettualmente e fisicamente l'uno all' altro dagli elementi contrapposti, come figure diverse di una stessa medaglia. Due fotografie digitali di una medesima donna, poste l'una di fronte all'altra, si guardano e si ascoltano con gli occhi bendati e le orecchia otturate. Sono due facce enigmatiche che nella loro incompletezza sembrano interagire solo con se stesse, in solitudine, fuori dallo sguardo degli spettatori.
Accanto al busto maschile c'è un sole dorato, mentre a quello femminile c'è una luna argentea; tra di loro ci sono delle piccole sfere. La scacchiera, unitamente ai due busti e alle sfere, sta per l'alternante energia d'attrazione di tutti i basilari complementi e dualità: il negativo e il positivo, il sole e la luna, la luce e l'oscurità, il vuoto e il pieno, il maschile e il femminile; il tempo e lo spazio, l'ordine e il disordine, la vita e la morte, e così via.
Nella tradizione alchernica, la scacchiera denota anche il Cosmo in tutte le sue possibilità insieme con le forze in atto nell'universo e nell'essere umano. Tale simbolismo si trova alla base di tutte le concezioni esoteriche; nella cultura orientale sono chiamati yin e yang i due principi che si incorporano per dare origine alla vita. Nel simbolismo alchemico occidentale è l'androgino, una delle fasi della Grande Opera, che consiste nel restituire all 'umanità la sua armonica completezza.
Questo percorso simbolico, umano, etico e intellettuale di Petracchi (che parte da una rappresentazione nascente a un' altra, secondo la memoria del tempo invertito, in direzione del presente) è da intendere anche come una sfida e una provocazione per tutti coloro che a priori non si accorgono di essere diventati, già da tempo, dei perfetti "catafalchi viventi", ovvero: delle creature umane che non amano la vita in tutte le infinite forme espressive. Creature, sole e inquiete, braccate da una società spietatamente materialista e frastornate da un consumismo efferatamente mostruoso.
Camminano in fretta per le Città inquinate, fanno file interminabili nella babilonia del consumo di massa. Si affaticano in una vita artificiale e avulsa dalle naturali leggi di natura; si adattano totalmente a questa condizione innaturale, dimenticando di tenere loro stessi le chiavi della propria prigione.
Per un po' di sicurezza materiale hanno messo in disparte tutto ciò che possiede un reale significato e si sono sottomessi alle regole anti-umane e più barbare del vivere, accettando tutto passivamente e senza limiti.
Una civiltà, la nostra, che ha dimenticato l'antica saggezza, l'armonia, privilegiando l'avere alla bellezza dell' essere, la vita assurda dell'apparenza al respiro della Natura e del Cosmo. Non ci rimane che cercare dentro noi stessi, la materia vivente per liberarla da questo grigiore mortifero e trasformarla dal suo stato informe in qualcosa di riconoscibile, vicino alla verità, alla saggezza, alla bellezza; per restituirla al mondo con la luce e la consapevolezza di creature viventi e supreme. Ed è proprio questo, il messaggio che ci vuole regalare Petracchi con la sua sapiente arte.

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Savino Marseglia