L'opera
di Petracchi è connotata da un' aura simbolica-esoterica che è
propria della soggettività del suo pensiero. Ciò che la
contraddistingue è il clima spirituale che questa crea nello spettatore.
Ciò che notiamo è il preciso ed ininterrotto riferimento
ad elementi di tipo esoterico: si tratta per altro di un ambito, ancora
oggi, in gran parte sconosciuto ai profani, che regola istinti, riti,
miti, sentimenti, pensieri e azioni dell'uomo con lo scopo di elevare
il livello di coscienza e di consapevolezza dell'essere umano e realizzare
se stesso attraverso lo sviluppo globale delle sue potenzialità.
Una riflessione che l'artista porta avanti attraverso la memoria del passato
e con un presente inafferrabile, in cui predomina un materialismo brutale
che tende a vanificare ogni possibile valore del vivere umano.
In questa visione di segno palesemente spirituale emergono precisi riferimenti
alla filosofia ermetica rivisitata nell' opera di Petracchi attraverso
un processo di composizione e di scomposizione della materia e con un'attitudine
innata verso il particolare e l'universale.
Tale dualismo viene a condensarsi nella sua opera in un preciso rapporto
tra il processo creativo e epifanico, tra gli archetipi e la ricerca del
vero, che vede infine la volontà dell'artista volta a plasmare
gli elementi della materia informe secondo la propria verità soggettiva.
Un linguaggio espressivo sperimentato sull'ibridazione di forme, materiali
e strutture, come un mezzo per ricostruire la nostra eredità culturale,
oggi frammentata e mercificata dall'industria culturale. Partendo dall'estrema
libertà che caratterizza l'arte contemporanea e che fa sì
che non ci siano confini all'espressione creativa, che può essere
associata a diversi livelli di significati e stimoli interpretativi.
Siamo dinanzi quindi ad una complessa ricerca spirituale che affida al
corpo umano una posizione centrale e che lo vede come parte integrante
dell' ordine cosmico. Per Petracchi il corpo visto nelle sue proprietà
essenziali (intellettive e fisiche) diventa luogo di ricomposizione armonica
delle opposizioni della contraddittorietà dell' esistenza umana.
Una chiave di lettura auspicabile, per questa interessante installazione,
creata apposta per le suggestive stanze di Palazzo Datini, deve essere
ricondotta a tale contesto. "Da me a me" l'emblematico lavoro
così denominato dall'artista diventa una sorta di viaggio psichico
a ritroso che consenta all'artista attraverso il ricorso all' inversione
del tempo la riscoperta di archetipi sepolti nella memoria dell 'immaginario
individuale e collettivo. Si tratta di un percorso simbolico che vede
sculture, pitture installazione, parti di un rituale conoscitivo con cui
il fruitore è chiamato a mettersi in gioco.
La porta aperta (segreto o mistero che si di svela?) invita il fruitore
a varcarla per accedere a una stanza segreta il cui pavimento è
cosparso di scaglie di marmo sulle quali sono adagiati morbidi cuscini
che custodiscono frammenti di libri (memoria dell'uomo) da cui emergono
lettere, scritti in una molteplicità di lingue.
Sette sorgenti di luce rendono luminosi questi cuscini, facendoli apparire
nello spazio come nubi cadute lievemente dal cielo, quasi a volerci ricordare
le nostre origini cosmiche o anche la nostra meta definitiva?
La luce quale manifestazione vivente di un ente metafisico o come rivelazione
dell'autoconsapevolezza si accompagna al numero sette (sette sono infatti
le note musicali e le stelle dell'arsa Maggiore). Si tratta di una vera
e propria corrispondenza simbolica dalla precisa connotazione alchemica
che si condensa in un richiamo rivolto all' iniziato all' ascolto del
suono e dell' energia cosmica pulsante nel proprio corpo e che conduce
a stabilire un contatto con il supremo intelletto. Dopo aver attraversato
la soglia che conduce al chiostro troviamo sul pavimento dei pantaloni
macchiati di sangue, come traccia, segno impresso della memoria di ogni
tempo lasciato dall'uomo sulla terra; da identificarsi chiaramente con
l'infima parte del corpo umano, ovvero sia quella maggiormente refrattaria
ad intraprendere un cammino volto alla conoscenza profonda del proprio
essere. Questa parte "bassa" o se vogliamo istintuale viene
interpretata come passaggio terreno o materiale del genere umano. Le tracce
di sangue, chiaro indice di violenza interiore ed esteriore, simboleggiano
una probabile lotta alchemica o forse conducono ad un principio di memoria
remota lasciato dall'uomo.
A quel momento originario a cui risale la nascita dell 'uomo dalla materia
cosmica e a quello stato di autocoscienza globale della nostra comune
origine. Ecco allora lo sguardo condurci, lateralmente al porticato dal
cui pavimento a scacchi emerge un busto maschile di colore nero e un'altro
femminile di colore bianco, collegati concettualmente e fisicamente l'uno
all' altro dagli elementi contrapposti, come figure diverse di una stessa
medaglia. Due fotografie digitali di una medesima donna, poste l'una di
fronte all'altra, si guardano e si ascoltano con gli occhi bendati e le
orecchia otturate. Sono due facce enigmatiche che nella loro incompletezza
sembrano interagire solo con se stesse, in solitudine, fuori dallo sguardo
degli spettatori.
Accanto al busto maschile c'è un sole dorato, mentre a quello femminile
c'è una luna argentea; tra di loro ci sono delle piccole sfere.
La scacchiera, unitamente ai due busti e alle sfere, sta per l'alternante
energia d'attrazione di tutti i basilari complementi e dualità:
il negativo e il positivo, il sole e la luna, la luce e l'oscurità,
il vuoto e il pieno, il maschile e il femminile; il tempo e lo spazio,
l'ordine e il disordine, la vita e la morte, e così via.
Nella tradizione alchernica, la scacchiera denota anche il Cosmo in tutte
le sue possibilità insieme con le forze in atto nell'universo e
nell'essere umano. Tale simbolismo si trova alla base di tutte le concezioni
esoteriche; nella cultura orientale sono chiamati yin e yang i due principi
che si incorporano per dare origine alla vita. Nel simbolismo alchemico
occidentale è l'androgino, una delle fasi della Grande Opera, che
consiste nel restituire all 'umanità la sua armonica completezza.
Questo percorso simbolico, umano, etico e intellettuale di Petracchi
(che parte da una rappresentazione nascente a un' altra, secondo la
memoria del tempo invertito, in direzione del presente) è da
intendere anche come una sfida e una provocazione per tutti coloro che
a priori non si accorgono di essere diventati, già da tempo,
dei perfetti
"catafalchi viventi", ovvero: delle creature umane che non
amano la vita in tutte le infinite forme espressive. Creature, sole
e inquiete, braccate da una società spietatamente materialista
e frastornate da un consumismo efferatamente mostruoso.
Camminano in fretta per le Città inquinate, fanno file interminabili
nella babilonia del consumo di massa. Si affaticano in una vita artificiale
e avulsa dalle naturali leggi di natura; si adattano totalmente a questa
condizione innaturale, dimenticando di tenere loro stessi le chiavi della
propria prigione.
Per un po' di sicurezza materiale hanno messo in disparte tutto ciò
che possiede un reale significato e si sono sottomessi alle regole anti-umane
e più barbare del vivere, accettando tutto passivamente e senza
limiti.
Una civiltà, la nostra, che ha dimenticato l'antica saggezza, l'armonia,
privilegiando l'avere alla bellezza dell' essere, la vita assurda dell'apparenza
al respiro della Natura e del Cosmo. Non ci rimane che cercare dentro
noi stessi, la materia vivente per liberarla da questo grigiore mortifero
e trasformarla dal suo stato informe in qualcosa di riconoscibile, vicino
alla verità, alla saggezza, alla bellezza; per restituirla al mondo
con la luce e la consapevolezza di creature viventi e supreme. Ed è
proprio questo, il messaggio che ci vuole regalare Petracchi con la sua
sapiente arte. |